IL TRITURUS VITTATUS            

 

Il Tritone vittato è probabilmente la forma più orientale del genere triturus, essendo localizzato in zone che dalla Grecia meridionale vanno fino alla Turchia, nella quale è maggiormente presente. Dal punto di vista tassonomico sono riconosciute almeno tre sub-specie:

-         il Triturus Vittatus Vittatus, con dimensioni massime intorno ai 15 cm e cresta meno sviluppata ed elaborata degli altri conspecifici;

-         il Triturus Vittatus Ophryticus, con dimensioni fino ai 17 cm e splendida cresta nel periodo della riproduzione;

-         il Triturus Vittatus Cilicensis, quello con dimensioni più contenute (intorno ai 12 cm)  e cresta simile al precedente.

Il colore della livrea  di questi tritoni varia notevolmente dalla fase terricola alla fase acquatica; infatti, durante la prima il dorso presenta colori sabbia, marron chiaro e grigio ed il ventre color panna, mentre nella fase acquatica si assiste ad una vera e propria esplosione di colori che vanno dal giallo ocra all’arancio (in disposizione quasi leopardata col nero), al bianco e poi una spettacolare cresta dorsale nei maschi, dentellata e particolarmente alta a strisce verticali giallo-nere con sfumature addirittura blu nella cresta caudale. La cresta dorsale parte dal muso fino all’attaccatura della coda, dove inizia quella caudale.

Poichè non sono riuscito a reperire materiale sufficiente sulle loro abitudini in natura, a questo punto inserisco alcune indicazioni - liberamente tratte da “Banded newt care sheet” di Marc Staniszewski (sito http://www.amphibian.co.uk/)- sull'allevamento in cattività di questi tritoni.

Anzitutto va chiarito che questi tritoni sono particolarmente legati alle basse temperature, visto che in natura si trovano in montagna oltre i 1500 metri di altezza, per cui il terracquario a loro dedicato non dovrebbe mai eccedere i 23° C di temperatura o, quantomeno, dovrebbe essere garantito un abbassamento della temperatura almeno nelle ore notturne, facilmente ottenibile, per la parte acquatica, con il ben noto metodo delle bottiglie di Coca congelate –sempre che lo si applichi a vasche con capienza intorno ai 50-60 litri; oltre, diventa necessario l’impiego di refrigeratori per acquari, normalmente molto costosi ( a partire da 450 euro). Come temperature minime, si tenga presente che al di sotto dei 4°c il tritone vittato entra in ibernazione e cessa di alimentarsi.

Sembra che durante l’estate sia possibile farli estivare in fase terricola, ma non sempre si riesce a ricreare artificialmente un luogo adatto per tale periodo.

Per quanto riguarda le dimensioni del terracquario, normalmente è indicata come adeguata a contenere fino ad otto adulti una vasca di 150-170 litri, arredata in maniera tale da delimitare una parte acquatica, con fondo di  sassolini di 1 cm di diametro( per facilitarne la eventuale sifonatura)  e piante acquatiche varie (fra le + resistenti: elodea, vallisneria, crypto e fontinalis)  ed una emersa con matasse di sfagno, muschi e piccoli legni.

L’alimentazione del tritone vittato in fase acquatica è sostanzialmente identica a quella del tritone marmorato, mentre nella fase terricola il vittato mostra maggiore vivacità e la possibilità di catturare gli insetti mediante l’estroflessione della lingua appiccicosa, come normalmente fanno rane e rospi.

Per ottenere in cattività la riproduzione del tritone vittato, si ripropongono i “must” propri del genere triturus, ovvero:

1)     un copiosa alimentazione nel periodo autunnale;

2)     almeno un periodo di breve ma efficace ibernazione, facilmente ottenibile collocando gli esemplari in contenitori di plastica a prova di fuga e mettendoli all’esterno ( nel periodo invernale) oppure in frigo – sempre facendo attenzione al pericolo disseccamento.

Rispettando queste precauzioni, dopo un periodo di tempo congruo (almeno 8-10 settimane), i tritoni potranno essere riportati nel terracquario, dove non tarderanno ad entrare in acqua ed iniziare i corteggiamenti.

Ecco alcune splendide immagini di questa specie: