Il
tritone di boscà viene, a ragione, considerato il meno appariscente del genere,
in quanto difetta di quello che sembra essere un tratto comune a tutti gli altri
triturus: un notevole cambiamento della livrea (generalmente accompagnato dalla
formazione di cresta caudale e dorsale) nel periodo degli amori e della fase cd.
acquatica degli esemplari.
Questa
circostanza contribuisce in maniera determinante
a rendere difficoltosa la distinzione tra i due sessi, tanto spesso
simili.
Ma procediamo con ordine. Il tritone di boscà è endemico della penisola Iberica e della Francia, e da adulto difficilmente raggiunge la taglia di 10 centimetri, con le femmine generalmente più grandi dei maschi; i colori sono piuttosto variabili, ma negli esemplari in mio possesso il colore predominante è il marron-grigio del dorso, il ventre giallo vivo o arancio ed una zona longitudinale con macchiettature nere. Alcuni autori riferiscono la presenza di punteggiature anche nel ventre, ma i miei esemplari presentano una colorazione uniforme, anche nella gola.
Assieme
ai tritone alpestre apuano, il tritone di Boscà è quello maggiormente legato
all’acqua: non di rado in natura sono rinvenuti esemplari completamente
acquatici, e comunque la fase terricola sembra durare sempre molto poco,
preferendo questi anfibi estivare in acqua piuttosto che sulla terraferma
(laddove lo consentano gli habitat).
Come
accennato all’inizio, la vera sfida col tritone di boscà è la determinazione
del sesso degli esemplari, visto che il maschio e la femmina si presentano
identici; infatti, i nostro tritone non sviluppa alcuna cresta dorsale (neppure
un abbozzo!!!!) e nonostante alcuni sostengano il contrario, spesso anche la
cresta caudale è assente o quasi.
Perciò
i criteri più sicuri per la distinzione dei maschi è la presenza di placche
dorsali non troppo pronunciate e le dimensioni della cloaca nel periodo degli
amori. Secondo alcuni la cloaca della femmina sarebbe caratterizzata dalla
presenza di una fine punteggiatura, ma non ho riscontrato tale circostanza nei
miei esemplari.
Pur
non essendo un gioiello dal punto di vista estetico (circostanza che lo rende
poco diffuso tra gli allevatori), il tritone di boscà è
molto vivace e arzillo, nonché particolarmente tollerante rispetto alla
temperatura ed alla qualità del cibo, in particolare mi ha colpito la capacità
di continuare ad alimentarsi a temperature inferiori ai 9 C°; attenzione però
che in queste condizioni ambientali bisogna adoperare molta cautela, onde evitare che i nostri amici
“ingrassino” eccessivamente, poiché al diminiure della temperatura
dell'acqua rallentano notevolmente il loro
metabolismo (rimanendo perfettamente immobili, ed emergendo per respirare solo
raramente).
L’alimentazione
non costituisce un problema, in quanto questi tritoni accettano fin da subito il
surgelato (chiro, artemie, lombrichi, gammarus, larve di tricotteri e camole)
con partcolare ingordigia, riuscendo a gonfiarsi come palloncini
( sono in grado di ingerire fino a 10 Gammarus Pulex di almeno 2 ,5 cm di
lunghezza!!!!!), salvo poi rimanere inerti per giorni nel tentativo di digerire
il lauto pasto……
Come
altri triturus al momento dell’ovodeposizione, le femmine necessitano di
piante dalle foglie appiattite (peraltro, nel mio caso, ho visto che la
femminina ha continuato a deporre anche sulla fontinalis antipiretyca
senza alcun problema), per poterle piegare a “pacchetto” per nascondere le
uova.
Non appena avrò la fortuna di riprodurli, integrerò l’articolo con le descrizioni, dal vivo, anche di queste fasi.